26/09/2022

Il più antico reperto a dimostrazione del rapporto tra uomini e api nel Veneto risale alla fine del Paleolitico.
Stiamo parlando di circa 13 mila anni fa e ci troviamo nell’Altipiano di Asiago, sul margine settentrionale, in provincia di Trento.
Si tratta di espressioni artistiche del famoso Riparo Dalmeri, il sito archeologico di riferimento per la preistoria alpina. Sulle pietre locali sono state ritrovate, tra il 2007 e il 2011, delle pitture in ocra che rappresentano figure zoomorfe e antropomorfe, simboli e impronte disegnate con semplici tratti.
Già il fatto che siano arrivati fino a noi è incredibile…
Ma ancor più incredibile è sapere che sulla superficie dipinta è stata rivelata la presenza di cera d’api, usata forse come legante per le pitture o forse come pellicola protettiva.
Non possiamo certo sapere se quella cera d’api provenisse da alveari della zona oppure – perché no – se fosse un prodotto commercializzato. In fin dei conti, già all’epoca la cera d’api era senza dubbio un materiale prezioso.
Facciamo un passo in avanti. Lasciamoci alle spalle la preistoria ed entriamo nella storia.
In relazione al popolo dei veneti antichi, la prima testimonianza che dimostra l’importante presenza delle api nella cultura locale del tempo pare essere legata al culto della Dea Reitia, una delle principali divinità dell’area orientale del Mediterraneo.
La Dea Reitia, figura femminile, rappresentava la padrona della natura e degli animali ed era spesso associata alla Signora di Efeso e ad Artemide, altre due divinità connesse alle api.
Il reperto in questione sarebbe un elmo in bronzo probabilmente prodotto ad Este, vicino Padova, in cui è raffigurato – tra gli altri animali – un insetto apiforme appoggiato sulla schiena di quello che sembra essere un giovane toro.
Questa è una delle rare volte in cui è stata trovata un’ape raffigurata nell’arte degli antichi popoli italici.
L’età romana e i numerosi frammenti di contenitori per il miele.
Arriviamo all’età dei romani. Qui, i reperti non lasciano spazio ad alcun dubbio: grazie alle chiare tracce di miele e di propoli possiamo tranquillamente sostenere che i romani usassero recipienti per questo prodotto naturale.
Ce n’è uno in particolare che sembra voler dire qualcosa…
Si tratta di un frammento in ceramica che riporta la scritta “mellis”, miele in latino. In realtà non si tratta di un reperto poi così comune nell’archeologia romana, anzi! Forse la Valle dell’Adige, dov’è stato trovato, era una zona di transito commerciale per molti prodotti, tra cui il miele.
Pare infatti che la pianura lombardo-veneta fosse il luogo di produzione e Melara ne è una prova. Si tratta di una piccola città lungo il Po in provincia di Rovigo, che deve il suo nome al termine “mellaria”, alveari in latino.
Una curiosità: pare proprio che il padre di Virgilio – il sommo poeta che tutti consociamo – fosse un piccolo proprietario terriero divenuto facoltoso anche mediante l’apicoltura, attività che permise appunto al figlio di studiare presso i migliori insegnanti dell’epoca.
La Serenissima, un ponte verso il Mediterraneo orientale.
Andando avanti con gli anni, arriviamo al periodo d’oro della Serenissima Repubblica di Venezia. Grazie ai fertili contatti commerciali, i veneziano hanno stretto sicuramente contatti con l’apicoltura delle zone del Mediterraneo orientale.
I manoscritti che derivano da quel tempo sono curiosi resoconti di apicoltori delle isole greche o della Turchia dove vengono riportate descrizioni e illustrazioni di particolari arnie, per la precisione, arnie a favi mobili.
Le testimonianza di Zuanne Papadopoli, un apicoltore di Creta sono state scritte a Padova durante gli ultimissimi anni del Seicento e oggi si possono trovare al Museo Correr di Venezia.
Balziamo nel pieno del fervente Illuminismo per poi arrivare ad una grande invenzione della storia moderna dell’apicoltura.
Qui troviamo uno scritto del famoso Antonio Turra, medico e naturalista vicentino, tutto dedicato all’arte dell’apicoltura con tanto di istruzioni illustrate. La cura delle api e il consumo di miele e prodotti derivati era ormai molto diffusa, forte di una storia dalle radici profonde, proprio come abbiamo appena visto.
Ma arriviamo ora all’apicoltura moderna e alla grande, rivoluzionaria, casuale invenzione dello smielatore centrifugo…
Fonte: “Api e apicoltura. Preziosa risorsa per ambiente e agricoltura.” Quaderno della collana editoriale di Veneto Agricoltura, nr. 21.